Turin e gli eroi
17 gennaio 2013. Torino. Terzo appuntamento con la città per il terzo numero di Turin, rivista dell’omonima associazione culturale.
La presentazione a ingresso libero della nuova rivista che stavolta parla di Eroi e non Eroi è rivolta ai suoi futuri lettori e avvicina i curiosi, inducendo a tessere una trama sempre nuova e sempre più ampia di coscienza comune di quello che è la storia di un territorio e dei suoi abitanti. È di nuovo un successo di pubblico.
Ecco dal vivo i brani dei Cantacronache e quasi magicamente si apre un serbatoio di storie, alternati a video e a momenti di dibattito. Si accede a un luogo di memoria collettiva che accoglie chi può e vuole condividere i ricordi ma anche chi non fu partecipe perché ancora non nato, o semplicemente perché non ancora a Torino.
È questa l’originalità della proposta: definire una memoria e al contempo crearne dei frammenti nuovi. Turin diventa così non una mera operazione documentaria, per quanto assai curata nelle sue fonti; è lo spunto arguto e invogliante a prendere nota del passato, da chi lo ha vissuto, studiato, o raccontato e farne uno strumento per capire il presente e costruire un futuro condiviso.
E tutto ciò in termini rigorosi seppure pervasi da una sottile autoironia, come quando si indugia
sulla domanda: “Ma perché è difficile essere eroe a Torino?” È Gabriele Ferraris, responsabile di ‘TorinoSette’, a spiegarcelo semplicemente: per il fare sabaudo, in fondo, “l’eroe è un eccessivo di natura e i suoi modi talvolta ‘non stan bene’; ecco perché gli eroi di Torino sono stati effettivamente sfigatissimi, senza che nessuno dicesse loro “sciopa”, perchè appunto: ‘non sta bene’. E se i Beatles fossero nati a Torino ce ne vergogneremmo un pochino. Mi interrogo su questo atteggiamento dall’età della ragione…”
Anche in questo terzo numero sul tema dell’eroismo torinese, troviamo accomunati nomi noti e meno noti a sottolineare come la città sia il luogo dei famosi, ma non solo. E troviamo storie di un passato lontano accanto a quelle più recenti. Come luoghi del centro e luoghi di periferia.
Anche in questo numero, firme variegate: docenti universitari, storici, scrittori e giornalisti. L’intreccio ideale di approcci per una rivista che parla del passato ma non si limita a questo.
Per questo progetto di “partecipazione attiva” un caro augurio dal Caffè dei Giornalisti al Direttore Enrico Camanni, e alla redazione Linda Cottino e Simone Bobbio.
Di Maria Cristina Sidoni